Come un giudizio : vita di Salvatore Satta / Vanna Gazzola Stacchini

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Title: Come un giudizio : vita di Salvatore Satta / Vanna Gazzola Stacchini

Publication Details: Roma : Donzelli, c2002

Physical Description: vi, 170 p. ; 21 cm.

Series: Saggi. Arti e lettere

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Come in un giudizio Vita di Salvatore Satta, figlio della solitudine - Anna Saderi - La Nuova Sardegna

Cento anni fa, il 9 agosto 1902 nasceva in una Nuoro premoderna Salvatore Satta, l'autore di uno dei maggiori capolavori letterari del'900, «Il giorno del giudizio», e di altre opere e scritti giuridici. Proprio per ricordarne il centenario, il Comune di Nuoro in collaborazione con altri Enti e Istituzioni sta organizzando per i primi di dicembre un convegno internazionale. Una delle relatrici che ha dato la disponibilità della sua presenza è la professoressa Vanna Gazzola Stacchini, docente di letteratura italiana presso l'università dell'Aquila, che ha recentemente pubblicato un saggio sulla vita di Salvatore Satta con la casa editrice Donzelli dal titolo «Come in un giudizio». Il volume è stato presentato i giorni scorsi a Macomer, in occasione della fiera regionale del libro, con una qualificata relazione di Ugo Collu e alcune suggestive letture di Gavino Poddighe. Questo saggio è stato definito in modo assolutamente pertinente "bella indagine biografico-intellettuale" nella recensione di Francesco Erbani su Repubblica il 19 Marzo 2002. Il libro, infatti, non è un semplice racconto degli episodi più importanti e significativi della vita di Salvatore Satta, ma una ricerca, un percorso di analisi, un intreccio strettissimo tra pensieri, scritti, relazioni e fatti, un viaggio biografico-intellettuale appunto nella vita e nelle opere dello scrittore, del giurista e dell'uomo. Fortunatamente la biografia non ci consegna un'immagine dello scrittore ridimensionata sul piano umano rispetto alla grandezza che risulta dai suoi scritti, come invece purtroppo spesso accade quando i biografi indagano intorno alla vita dei grandi, scovando, con curiosità talvolta anche morbosa, difetti, debolezze e limiti. Al contrario, il mosaico ricomposto dalle notazioni acute e rispettose dell'uomo di Vanna Gazzola Stacchini, dai passi scelti tratti dall'epistolario privato e dalle citazioni tratte dagli scritti giuridici e letterari, consente una più profonda comprensione dello scrittore e del suo più famoso romanzo e motiva a leggere o rileggere gli altri scritti ed in particolare il «De profundis» che l'autrice del saggio ha sostenuto a Macomer di amare molto e definisce "impressionante affresco sulla condizione umana", "meditazione parafilosofica". Il libro di vanna Gazzola Stacchini si articola in otto capitoli più un breve Epilogo con i Primi bilanci postumi, che, al solo scorrere dei titoli, dimostrano la struttura non solo temporale dell'analisi. I capitoli, a loro volta, si suddividono in paragrafi (40) che ripercorrono idealmente le tappe della vita dell'uomo, la carriera del giurista, le ricerche e gli studi del professore universitario, le indagini e i tormenti del filosofo del diritto, le ragioni e le urgenze dello scrittore alla ricerca del significato dell'esistere. Le ripercorre, Vanna Gazzola Stacchini, con quella sensibilità umana capace di cogliere le sfumature del carattere, i difficili percorsi del pensiero e dell'anima, con il rigore della ricercatrice che sostanzia di documentazione le affermazioni, con la passione della studiosa che ama l'oggetto del suo studio. Si notano di continuo questi aspetti, nella delicatezza con cui esprime una notazione di disaccordo, nella capacità di rimettere insieme gli scritti, anche differenti per genere, in una visione generale organica e chiara, in un lucido mosaico che rimanda al lettore una figura a tutto tondo, con le sue luci e ombre, di grande effetto narrativo. La scrittura, infatti, in questo saggio si fa avvincente narrazione e il libro diventa romanzo di una vita. L'alternanza di brani tratti da lettere, scritti giuridici, opere letterarie, intrecciate a testimonianze dirette e, sapientemente, agli episodi e i personaggi del grande romanzo «Il giorno del giudizio», raffigurano lo scrittore nella sua totalità inscindibile di persona, pur nei ruoli differenti. Emergono la solitudine dell'uomo (lui stesso si definisce "figlio della solitudine" in una lettera, riportata nel libro, all'amico Albanese del 12 gennaio 1972), "il carattere difficile coperto dalla carriera universitaria che mi ha reso invulnerabile" (sono sempre parole di Salvatore Satta), la profondità indagatrice del pensiero che scava alla ricerca delle impossibili verità, giustizia e oggettività, ma anche le debolezze e le contraddizioni derivanti da rapporti mai risolti con il passato. Tutti questi aspetti sono raccontati e descritti, analizzati e rappresentati con una sorta di affettuosa premura, con una misura calibrata del dire, quasi in un timore reverenziale di scalfire, con un aggettivo di troppo, il rigore morale dell'uomo, sempre sottolineato, anche quando sia evidente una non condivisione del pensiero o di una posizione politica sentita come troppo conservatrice. La leggerezza del tono della scrittrice emerge con chiarezza quando si interroga sullo stato di profonda depressione di Salvatore Satta negli ultimi anni di vita, quando si chiede se questa non sia l'esito più che della malattia del rifiuto della vita che a sua volta lo rifiuta. E evidente l'ammirazione che la scrittrice nutre nei confronti della grande intelligenza e dell'acuta sensibilità di Salvatore Satta, il massimo rispetto nei confronti del travaglio dell'animo, dell'inquietudine psicologica, della sua necessità di mettere ordine forse più dentro di sé che fuori. Questi temi ritornano come filo conduttore in tutti i capitoli del libro, perché individuati come elementi caratterizzanti di tutti gli scritti, gli studi e la vita stessa di Salvatore Satta. L'apice, la sintesi finale delle elaborazioni del pensiero sono tutte in quel capolavoro della narrativa novecentesca che è «Il giorno del giudizio». «Come in un giudizio» è anche il titolo principale e pertinente di questo saggio, di lettura oramai imprescindibile per gli studiosi e gli amanti dello scrittore, (il sottotitolo "vita di Salvatore Satta" è esemplificativo di un percorso diacronico, dalla nascita alla morte, ma non rende giustizia del lavoro in profondità che l'autrice compie nell'analisi biografica e letteraria del pensiero dello scrittore). Pertinente, dunque, perché intorno all'idea del giudizio, sia nel processo, sia nel senso di sé e della vita, sia anche degli altri del mondo e della loro esistenza, ruota tutta la ricerca e la scrittura di Salvatore Satta, ma anche il dispiegarsi dell'analisi del saggio della scrittrice. I grandi temi del processo, del diritto come utopia, della sacralità dell'esistenza individuata nella staticità ed immobilità che rendono mitiche le cose, la morte, quella narrata, come definitiva liberazione dall'essere stati vivi, la discrepanza tra giustizia, verità, diritto e realtà, sono le idee ricorrenti indagate con dovizia di analisi e ricchezza di spunti di riflessione da una scrittrice che non è solo critica letteraria, studiosa di letteratura, ma soprattutto sensibile conoscitrice e attenta indagatrice dell'animo umano. Ogni pagina, ogni passaggio consentono ulteriori rimandi e riflessioni di approfondimento in una sorta di percorso labirintico che richiama inevitabilmente quella esigenza di complessità che ha la modernità e che lo stesso Satta possedeva anticipandola e contemporaneamente spaventandosi e rifiutandola "con cupa angoscia", come sostiene Vittorio Spinazzola in "Itaca addio", con il cruccio" per la perdita della prossimità della natura, al mistero della vitalità panica, privilegio di cui fruiva la semplice umanità contadina". Anche in questo mi pare che Vanna Gazzola Stacchini abbia restituito con estrema puntualità la personalità e l'opera di Salvatore Satta, consentendo con la sua analisi diconoscerlo e riconoscerci meglio. Nessuna estraneità dunque, non solo per noi sardi, ma per tutti, vista l'universalità del romanzo, in ciò che Satta narra e nessuna estraneità neppure dopo l'analisi che di lui ci propone l'autrice, addentrandosi nei meandri della psiche, nelle pieghe dei sentimenti, delle idee e delle contraddizioni. Al contrario, maggior riconoscimento, perché ci riconsegna, pienamente indagato, il nucleo più profondo di Salvatore Satta (ma, probabilmente di noi tutti e qui sta il riconoscimento), quel suo tentare di conciliare i "due monconi" della sua identità, quello della fanciullezza immersa nel mondo periferico e atavico di Nuoro e quello dell'età adulta e della vecchiaia inserite nella consapevolezza di un mondo "altro" irriconoscibile e incapace di corrispondere al bisogno di ricomposizione dell'unità di sé. L'ingresso nel macrocosmo urbano, nel mondo dinamico e così diverso dall'immobilità del luogo d'origine hanno creato una frattura insanabile che è metafora simbolica dell'insanabile ricomposizione di senso tra la vita e la morte. Come non riconoscersi? In questo sta l'universalità dell'opera sattiana e, nel restituircene l'approfondita analisi, l'interesse del saggio di Vanna Gazzola Stacchini.


9788879896863
1 Item

Data sheet

Artist
Vanna Gazzola Stacchini
Publication
Saggio
Format
Paperback
Condition
Mint